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lunedì 22 aprile 2019

Il REDDITO di CITTADINANZA per i LICENZIATI NON C’È

REDDITO di CITTADINANZA per i LICENZIATI NON C’È


DUE DEI CINQUE LICENZIATI DELLA FIAT POMIGLIANO DALLE PRIME ORE DEL MATTINO SONO SUL TETTO DEL CAMPANILE DELLA CHIESA DEL CARMINE A NAPOLI PER PROTESTARE CONTRO LA LEGGE SUL REDDITO DI CITTADINANZA CHE ESCLUDE TANTI OPERAI COME LORO CHE IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI HANNO PERSO IL LAVORO A CAUSA DI LICENZIAMENTI, CHIUSURE E DELOCALIZZAZIONI. UNA LEGGE PENSATA PER I POVERI CHE NON AIUTA CHI È POVERO CHE SENSO HA?

Siamo stati licenziati dalla FIAT nel 2014 per motivi politici.
Ci siamo permessi di criticare l’allora amministratore delegato per le morti per suicidio dei nostri compagni del polo logistico di Nola, un reparto confino dove erano stati trasferiti tutti i sindacalizzati e quelli che, anni sulle linee di montaggio, avevano logorato nel fisico e nella mente, rendendoli improduttivi per la FIAT.
Dopo anni di cause legali, a giugno del 2018, la Corte di Cassazione ha confermato il nostro licenziamento per non aver rispettato “l’obbligo di fedeltà” nei confronti della FIAT. Praticamente per aver espresso una opinione contraria alle politiche aziendali.
La corte d’appello di Napoli ci reintegrò temporaneamente nel 2016 ribaltando il giudizio espresso in primo grado dal tribunale di Nola. La FIAT, per questi due anni, ci ha pagato ma non ci ha mai fatto rientrare. Ora con la conferma definitiva del nostro licenziamento vuole la restituzione dei salari che ci ha pagato dal 2016 al 2018.
Il nostro caso è stato al centro di una campagna di solidarietà che ha coinvolto operai, giuristi, scrittori, attori, musicisti, politici e tanti cittadini. Tutti hanno sottolineato l’ingiustizia che è stata compiuta nei nostri confronti. Il nostro caso verrà discusso alla Corte Europea dei diritti umani perché i giudici di Strasburgo hanno reputato valido il nostro ricorso che ha superato lo sbarramento preliminare che ne blocca circa il 90%. La battaglia non è conclusa, ma noi siamo senza lavoro e senza reddito.
Molti politici hanno manifestato la loro solidarietà nei nostri confronti, compreso il ministro Di Maio, che venne a trovare uno di noi in ospedale dopo una manifestazione dopo la sentenza della Corte di Cassazione davanti casa sua a Pomigliano.
Tante promesse, ma nessuna si è avverata. Oggi siamo nell’assurda situazione che neanche il “reddito di cittadinanza” ci viene concesso perché per i soldi percepiti nel 2018, e che la FIAT vuole indietro, non abbiamo i requisiti per ottenerlo.
La nostra situazione è simile a molti operai che in questi anni hanno perso il lavoro per licenziamenti politici. Ricordiamo la vicenda dei tre operai della ditta Bruscino di San Vitaliano in provincia di Napoli, ricordiamo la vicenda dei quattro operai dell’Hitachi di Napoli, prima terziarizzati e poi licenziati. Tutti questi operai hanno contenziosi legali ancora in corso, ma non percepiscono redditi da anni e molti non possono accedere al “reddito di cittadinanza”.
Siamo costretti per l’ennesima volta ad atti di protesta forti per attirare l’attenzione sulla condizione dei licenziati politici, perché nel paese dove sui mezzi di comunicazione si sparla di tutto e di più, casi come il nostro, che rappresentano una critica aperta all’attuale sistema economico e alla mancanza della libertà di poter esprimere la loro opinione per gli operai, non hanno spazio.
Noi diciamo agli attuali governanti: voi avete fatto il “reddito di cittadinanza”, ma se non è possibile neanche agli operai licenziati accedervi, a cosa serve?
I CINQUE LICENZIATI FIAT POMIGLIANO


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La FIAT è l’emblema di questo mondo parallelo. All’interno dei confini dei suoi stabilimenti non c’è più diritto di critica, diritto di parola, possibilità di organizzarsi per difendere i propri interessi di parte operaia, sono tollerati solo i sindacalisti filoaziendali, di fatto non c’è più neanche il diritto di sciopero, perché chi sciopera, chi organizza gli scioperi, chi esprime simpatia per gli scioperi, è immediatamente oggetto di “pressioni”, trasferimenti, attenzioni particolari di capi e vigilanti, fino ai provvedimenti disciplinari e al licenziamento...


La FIAT è l’emblema di questo mondo parallelo. All’interno dei confini dei suoi stabilimenti non c’è più diritto di critica, diritto di parola, possibilità di organizzarsi per difendere i propri interessi di parte operaia, sono tollerati solo i sindacalisti filoaziendali, di fatto non c’è più neanche il diritto di sciopero, perché chi sciopera, chi organizza gli scioperi, chi esprime simpatia per gli scioperi, è immediatamente oggetto di “pressioni”, trasferimenti, attenzioni particolari di capi e vigilanti, fino ai provvedimenti disciplinari e al licenziamento...


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