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lunedì 29 ottobre 2018

780 euro li vedranno in pochi. (reddito di cittadinanza)

Il reddito di cittadinanza spiegato da Salvatore Tridico  Da marzo le richieste, assegno intero solo a chi non ha entrate e vive in affitto.


 Il reddito di cittadinanza spiegato da Salvatore Tridico
Da marzo le richieste, assegno intero solo a chi non ha entrate e vive in affitto. 
Tre offerte di lavoro, la prima entro 50 km dalla residenza, le altre anche più lontano

Presto uscirà il testo finale, presto sapremo davvero come funzionerà il reddito di cittadinanza. Per il momento a spiegarlo è Salvatore Tridico, economista, consigliere del vicepremier Luigi Di Maio sulle tematiche legate alle politiche per il lavoro. In un'intervista al Corriere della Sera assicura che la misura del reddito di cittadinanza "sarà uniforme su tutto il territorio" ma l'assegno intero verrà percepito solo da chi non ha entrate e vive in una casa in affitto.

"La misura piena, cioè 780 euro al mese, è per un individuo che paga un affitto e ha Isee zero. Se è già proprietario di casa, l'importo si riduce. C'è in sostanza un "housing support" sul modello che c'è in altri Paesi d'Europa".  E quindi non è vero come dicono alcuni - sottolinea - che il nostro reddito di cittadinanza sarebbe più generoso. In Francia, ad esempio, il 'Revenu minimum d'insertion' è di circa 512 euro, a cui si aggiunge un 'housing support' e un sostegno alla mobilità, cosicché la misura complessiva può superare i mille euro. Così in Germania, dove al 'sozialhilfe' di circa 404 euro si può aggiungere una indennità per l'alloggio e di sostegno ai trasporti, per circa mille euro complessivi. "Da noi, invece, si sta ragionando su una misura fino a 500 euro più 280 per l'affitto. In questa ipotesi, chi vive nella casa di proprietà prenderebbe al massimo intorno a 500 euro.

Un dettaglio non secondario da precisare rispetto alle aspettative di molti, che ritengono erroneamente di poter percepire un assegno di 780 euro.

Per ottenere un sostegno, spiega Tridico, "sarà necessaria la domanda", anche se a regime, con l'Isee precompilato, si andrà verso un sistema "quasi automatico". L'economista stima che le domande potranno partire "da marzo", con 5 milioni di potenziali beneficiari.

"L'Isee della famiglia non deve superare 9.360 euro. Ma si terrà conto della numerosità del nucleo"

Ovviamente il sostegno sarà condizionato al Patto di servizio 
per il reinserimento nel mercato del lavoro.

"Il beneficiario deve accettare la formazione al lavoro, che deve essere vera, effettiva, documentabile. Inoltre, dovrà essere disponibile a lavori utili alla collettività e perderà il reddito se rifiuta tre proposte di lavoro. Il sistema quindi rende impossibile il lavoro nero
 e incoraggia invece la ricerca attiva del lavoro".

Tre proposte, la prima entro 50 km dalla residenza, "per la seconda e la terza si può estendere, entro certi limiti, la distanza" chiarisce Tridico.


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sabato 20 ottobre 2018

RACCOLTA FONDI per ASSOCIAZIONE DISOCCUPATI

Per creare una Associazione Legale di Disoccupati,   per avere rapporti col Comune, la Regione e le Istituzioni in genere per avere in comodato d'uso un immobile che serva da centro sociale con spazi comuni per varie attività culturali.  Corsi per computer, teatro, danza , canto e tante altre attività , uno spazio polivalente presso il quale i Disoccupati possano esprimere la propria Creatività ed Apprendere e Diffondere Cultura senza dover spendere milioni di Euro.  RACCOLTA FONDI

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per avere rapporti col Comune, la Regione e le Istituzioni in genere per ottenere in comodato d'uso un immobile che serva da centro polivalente con spazi comuni per varie attività culturali.
Corsi per computer, teatro, danza , canto e tante altre attività , un' area comune presso la quale i Disoccupati possano esprimere la propria Creatività ed Apprendere e Diffondere Cultura .


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Reddito di Esistenza o Reddito di Base

Il reddito incondizionato essenziale per poter scegliere di rifiutare lavori degradanti e sottopagati. Ma la disuguaglianza non si supera coi sussidi


«Il reddito di base? Uno strumento per remunerare l’ozio che produce valore»
L'economista Andrea Fumagalli: «Il reddito incondizionato essenziale per poter scegliere di rifiutare lavori degradanti e sottopagati. Ma la disuguaglianza non si supera coi sussidi»


«In un contesto come quello attuale preferisco non parlare di reddito di cittadinanza». Andrea Fumagalli, professore associato di Economia Politica presso l’Università di Pavia e membro del Comitato esecutivo del BIEN (Basic Income Earth Network) e del Bin-Italia (Basic Income Network), si occupa dei temi di reddito, salario e produzione-riproduzione del capitalismo. «Il reddito di base deve essere considerato un reddito primario, cioè che remunera».

Che cosa remunera?

Il fatto che nell’attuale sistema produttivo non esistono più le vecchie categorie. La ricchezza sociale prodotta in un determinato contesto territoriale e in un certo periodo di tempo si è sempre distribuita tra i fattori che hanno contribuito a crearla, cioè lavoro, impresa, proprietà, quindi salari, profitti e rendite. Questa distribuzione, cioè le quote, è stata determinata da una serie di fattori e di dinamiche ma non sono indubbiamente neutrali: rapporti di forza, leggi, fiscalità.

A partire dalla seconda guerra mondiale è stato creato un secondo tipo di distribuzione regolato dallo Stato: sostegno alle imprese, forme di welfare e tariffe agevolate per le famiglie che viene chiamata distribuzione secondaria. Normalmente tutte le forme di sostegno al reddito (cassa integrazione, Naspi, Aspi, ecc) sono ascrivibili a questa forma secondaria di distribuzione, una volta che si sia già operata quella primaria.

Perché il reddito di base incondizionato nella sua visione appartiene alla prima categoria?

I mutamenti tecnologici, dell’organizzazione produttiva, del lavoro hanno fatto sì che la base dell’accumulazione capitalistica si sia enormemente allargata, andando a coinvolgere una serie di attività che sino agli anni Settanta venivano considerate, dal punto di vista capitalistico, improduttive. Stiamo parlando di attività di cura, riproduzione sociale, relazione, tempo libero, svago.

Quindi ritiene che sia saltata la distinzione tra lavoro 
e non lavoro che era caratteristica del modello fordista?

Totalmente. E già da un po’ di tempo. Quando faccio una ricerca su Internet (e la faccio con piacere) sto producendo valore per i motori di ricerca così quando utilizzo i social network (esempio facile da capire per tutti Facebook ma vale per qualsiasi altra piattaforma).

Tra lavoro produttivo e improduttivo, tra tempo di lavoro e di vita, tra produzione e riproduzione, tra produzione e consumo: diciamo che l’attività di labor è sempre più mischiata all’attività di otium e gioco. Non si capisce più se quando sto “oziando” sto producendo valore. Tutte le nostre attività di vita quotidiana sono ascrivibili ad un processo di produzione del valore. Di fatto non c’è più nessun disoccupato, se intendiamo come non-occupato colui che non partecipa alla produzione di valore capitalistico. Tutti siamo occupati e quindi il nodo, oggi, è tra chi è occupato e viene remunerato e chi produce valore ma quella produzione di valore non viene remunerata.

Quindi nella sua concezione il reddito di base incondizionato dovrebbe remunerare la produzione di valore, almeno parziale, di chi non ha un salario?

Non esattamente. Io ritengo che il reddito di base incondizionato in una prima fase debba essere uno strumento contro lo schiavismo moderno, contro il giogo del precariato. Devo poter scegliere il lavoro e quindi devo poter rifiutare lavori malsani, massacranti, inaccettabili. Ma chi presta queste attività? Dal mio punto di vista chi viene pagato bene, con orari di lavoro e turni paragonabili a quelli che sono stati imposti dalle lotte sindacali nel fordismo oppure sarà svolto dalle macchine, nel senso che il pick up dei pacchi di Amazon lo potrà sicuramente fare un robot con intelligenza artificiale.


«In un contesto come quello attuale preferisco non parlare di reddito di cittadinanza». Andrea Fumagalli, professore associato di Economia Politica presso l’Università di Pavia e membro del Comitato esecutivo del BIEN (Basic Income Earth Network) e del Bin-Italia (Basic Income Network), si occupa dei temi di reddito, salario e produzione-riproduzione del capitalismo. «Il reddito di base deve essere considerato un reddito primario, cioè che remunera».

Fumagalli: «Un reddito universale come diritto di vita»
Che cosa remunera?


Totalmente. E già da un po’ di tempo. Quando faccio una ricerca su Internet (e la faccio con piacere) sto producendo valore per i motori di ricerca così quando utilizzo i social network (esempio facile da capire per tutti Facebook ma vale per qualsiasi altra piattaforma).

Fumagalli: «Il reddito universale riconosce la nuova produzione di valore non remunerata»
Tra lavoro produttivo e improduttivo, tra tempo di lavoro e di vita, tra produzione e riproduzione, tra produzione e consumo: diciamo che l’attività di labor è sempre più mischiata all’attività di otium e gioco. Non si capisce più se quando sto “oziando” sto producendo valore. Tutte le nostre attività di vita quotidiana sono ascrivibili ad un processo di produzione del valore. Di fatto non c’è più nessun disoccupato, se intendiamo come non-occupato colui che non partecipa alla produzione di valore capitalistico. Tutti siamo occupati e quindi il nodo, oggi, è tra chi è occupato e viene remunerato e chi produce valore ma quella produzione di valore non viene remunerata.

Quindi nella sua concezione il reddito di base incondizionato dovrebbe remunerare la produzione di valore, almeno parziale, di chi non ha un salario?

Non esattamente. Io ritengo che il reddito di base incondizionato in una prima fase debba essere uno strumento contro lo schiavismo moderno, contro il giogo del precariato. Devo poter scegliere il lavoro e quindi devo poter rifiutare lavori malsani, massacranti, inaccettabili. Ma chi presta queste attività? Dal mio punto di vista chi viene pagato bene, con orari di lavoro e turni paragonabili a quelli che sono stati imposti dalle lotte sindacali nel fordismo oppure sarà svolto dalle macchine, nel senso che il pick up dei pacchi di Amazon lo potrà sicuramente fare un robot con intelligenza artificiale.

Fumagalli: «Il basic income, strumento per garantire la libertà di scelta del lavoro»
Reddito di base incondizionato associato al salario minimo garantito?

Gli economisti neoliberisti hanno sempre sostenuto che la riduzione delle garanzie, come il sussidio di disoccupazione, e dei vincoli di mercato, come il salario minimo, favorirebbero l’aumento dell’occupazione. In realtà le statistiche raccontano l’opposto: nei Paesi dove si è sviluppata più flessibilità nel mercato del lavoro – Italia, Spagna e Grecia, per intenderci – la disoccupazione è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Qualunque forma di reddito di base deve essere collegata all’introduzione di un salario minimo laddove questo, come in Italia, non esiste perché le due cose vanno in parallelo e non devono essere disgiunte altrimenti si creano solo nuove asimmetrie.

Fumagalli: «Ecco come trasformare il basic income in strumento contro lo schiavismo moderno»
Parliamo di numeri: quale ritiene sia la misura ragionevole per l’Italia?

Ipotizzando di destinare a questo strumento 50 miliardi, che è la cifra indicata da Nomisma e da altri studi, io ritengo che si debba ipotizzare un reddito di base di 1000€\mese che andrebbe a coprire una platea di 10 milioni di cittadini. In pratica, di fatto, quelli che l’Istat certifica come sotto la soglia di povertà (10,3 milioni). L’erogazione, come già detto, sarebbe incondizionata e avrebbe una ricaduta di moltiplicatore economico keynesiano molto alta.

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sabato 13 ottobre 2018

Pensioni anticipate 2018-19, Quota 100, spuntano le finestre

Pensioni anticipate 2018-19, Quota 100, spuntano le finestre

Per fare quadrare i conti sulle misure da introdurre in Ldb 2019, si è giunti ad una possibile mediazione, che vede ipotizzare il ritorno delle “finestre” per poter accedere alla pensione anticipata. In sintesi per poter uscire dal lavoro con quota 100, non solo bisognerà soddisfare i 2 paletti cardine della misura: avere 62 anni compiuti e 38 anni di contributi, ma l’uscita scatterà solo da aprile 2019, ed avrà poi cadenze trimestrali.

Questo dovrebbe consentire di rendere meno oneroso l’allentamento dell’attuale Legge Fornero e consentire anche l’avvio del reddito di cittadinanza, sempre ad aprile. “Una doppia mossa– si legge su Il Quotidiano- favorita e sostenuta dal duo Tria-Giorgetti, d’accordo con il premier Giuseppe Conte, che finisce per ridurre da 16 a 12 miliardi l’impatto del duplice intervento sui conti del prossimo anno all’insegna del principio Quota 100 parte a gennaio, ma scatta ad aprile”. I dettagli e le ultime novità al 12/10.

Pensioni quota 100, Patuanelli (M5S): slittamento tempi rispetto all’ ipotesi iniziali
Sia il reddito di cittadinanza quanto l’intervento sulle pensioni verranno erogate in primavera, non prima di aprile, subendo, dunque, uno slittamento rispetto alla calendarizzazione ipotizzata inizialmente, a confermarlo anche Stefano Patuanelli, capogruppo del M5S in Senato e Paolo Savona, ministro degli affari europei, in Aula alla Camera in sede di replica sulla Nadef. Le due misure ha detto, saranno introdotte con gradualità, proprio questa permetterà una significativa riduzione del rapporto debito-Pil nel prossimo triennio.

La vera novità tocca specialmente le pensioni, sul reddito di cittadinanza i tempi preventivati per l’avvio erano già sostanzialmente questi, mentre per la quota 100 Salvini aveva detto che misura di pensione anticipata sarebbe stata operativa già da gennaio 2019, una mediazione dunque, quella sulle pensioni, importante. Inoltre precisa il presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi,  è sempre più “possibile” che vengano reintrodotte le finestre per poter uscire dal lavoro, il meccanismo partirebbe dunque dopo il primo trimestre, e le date per poter uscire anticipatamente sarebbe poi fissate per il 2020 in  aprile, luglio, ottobre e gennaio. Quel che pare abbastanza chiaro al momento, indipendentemente dalle specifiche sulle finestre future, è che anche chi avrà già maturato i requisiti per la quota 100, 62 anni e 38 di contributi- la platea dovrebbe riguardare circa 400 mila potenziali beneficiari-  non potrà andare in pensione il 1° gennaio, ma dovrà aspettare la prima finestra disponibile: aprile.

Riforma pensioni 2018/19: sarà graduale e forse temporanea
La gradualità e lo slittamento avranno riflessi anche sui costi della manovra, nella Nadef si era indicato per il  2019 per pensioni e reddito di cittadinanza, un onere di 16 miliardi di euro.  Rimandare l’avvio dopo il primo trimestre potrebbe garantire una riduzione di spesa di almeno 4 miliardi. Su Il Quotidiano si legge che però il pacchetto previdenza, non dovrebbe limitarsi alla sola quota 100, ma dovrebbero rientrare:

lo stop dell’adv per le pensioni anticipate,
l’aumento a 67 anni per quella di vecchiaia, ma come limite massimo che non dovrà più subire aumenti negli anni futuri,
la proroga di almeno un anno per l’ape sociale e degli scivoli 
già previsti per l’uscita a 41 anni dei precoci
 in ballo, si legge, ci sarebbe anche l’opzione donna.
Indubbiamente tanta ‘carne sul fuoco’, sebbene nella lista fatta manchi la salvaguardia definitiva degli esodati, dimenticanza o volontà del Governo di agire prima della prossima Ldb 2019, con un decreto legislativo imminente? Non resta che attendere per comprendere quali misure vedranno la luce già nella prossima Legge di Bilancio,  e soprattutto da quando e per quanto tempo, visto che Tria nei giorni scorsi parlava di misure temporanee e sperimentali.



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giovedì 4 ottobre 2018

Addio a Naspi e Rei?

ci si chiede se il reddito di cittadinanza sarà cumulabile o meno con il reddito di inclusione - conosciuto ai più con il nome di REI - e con l'indennità di disoccupazione Naspi.


Il reddito di cittadinanza entrerà in vigore da marzo 2019. Ad oggi, però, gli interrogativi su questa misura per il contrasto alla povertà sono ancora molti. Ad esempio, ci si chiede se il reddito di cittadinanza sarà cumulabile o meno con il reddito di inclusione - conosciuto ai più con il nome di REI - e con l'indennità di disoccupazione Naspi. A tal proposito ricordiamo che il REI è quella misura per il sostegno alla povertà, introdotta dal governo Renzi, riconosciuto alle famiglie con reddito inferiore ai 6.000 euro e consistente in un sostegno economico mensile che nel caso delle famiglie più numerose può arrivare fino a 539,82 euro.

La Naspi, invece, è l'indennità di disoccupazione che viene riconosciuta a quei dipendenti che perdono il lavoro per cause indipendenti dalla loro volontà e che possono vantare almeno 13 settimane contributive negli ultimi 4 anni, oltre a 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi. Ebbene, secondo le ultime indiscrezioni sembra che entrambi questi strumenti vengano assorbiti dal reddito di cittadinanza, così che il Governo recupererà rispettivamente 2,5 miliardi (dal REI) e 1,5 miliardi (dalla Naspi).

Il REI, quindi, verrà trasformato in reddito di cittadinanza, con il requisito economico, che sarà aumentato a 8.000 euro, mentre l'importo del contributo mensile sarà portato a 780 euro. Per questo motivo REI e reddito di cittadinanza non saranno cumulabili tra di loro dal momento che concretamente saranno la stessa cosa.

Discorso differente per l'indennità di disoccupazione Naspi, che dovrebbe essere assorbita dal reddito di cittadinanza, ma senza alcuna trasformazione (se non nel nome). L’indennità di disoccupazione, che in questi anni ha funzionato molto bene, quindi non verrà eliminata, né trasformata. Ci sembra improbabile, però, che questa sia cumulabile con il reddito di cittadinanza di 780 euro. Potrebbe spettare al disoccupato, quindi, scegliere tra quali due strumenti optare.

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Ma se fra i beneficiari ci saranno tutti coloro che, a reddito zero, chiederanno l'integrazione entrando nel programma di governo, ci saranno tuttavia anche alcune sostanziali differenze 
nell'erogazione dei 780 euro...

Non potrà essere speso in contanti, avrà un importo di 780 euro e sarà destinato a circa 6,5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Il famigerato reddito di cittadinanza non è solo il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle ma anche uno dei cardini del contratto di governo...

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Chi ha Casa Reddito Cittadinanza più basso

Ma se fra i beneficiari ci saranno tutti coloro che, a reddito zero, chiederanno l'integrazione entrando nel programma di governo, ci saranno tuttavia anche alcune sostanziali differenze nell'erogazione dei 780 euro.


A meno di ventiquattr'ore dal vertice di Palazzo Chigi, è già 'duello' nel governo sulle cifre. A finire nel mirino le coperture per il Reddito di cittadinanza, che secondo il M5S ammonterebbero a 10 miliardi mentre per Salvini sarebbero circa "8 o 9". In attesa di un chiarimento ufficiale e univoco, resta la certezza che il provvedimento targato Cinquestelle si farà. Ma se fra i beneficiari ci saranno tutti coloro che, a reddito zero, chiederanno l'integrazione entrando nel programma di governo, ci saranno tuttavia anche alcune sostanziali differenze nell'erogazione dei 780 euro.

A chiarirlo è lo stesso ministro e vicepremier Di Maio, che intervistato qualche giorno fa da Rtl 102.5, ha parlato di 'affitto imputato' da scalare a coloro i quali, pur privi di reddito, risulteranno proprietari di un appartamento, magari ereditato dai genitori defunti. Come funzionerà, dunque, l'erogazione RdC per gli intestatari di una casa? Secondo il vicepremier, il cittadino "chiede di entrare nel programma di Reddito di cittadinanza e dei 780 euro cui ha diritto, perché a reddito zero, ma gli viene stornato il cosiddetto 'affitto imputato'. I 780 euro - spiega Di Maio - nascono perché quella è la soglia di sopravvivenza di una persona. Il reddito si compone del diritto a mangiare e il diritto a vivere in una casa: se tu hai già la casa, io non ti devo dare l'equivalente dell'affitto, quindi scende la quota e si tagliano circa 400 euro".

380 euro circa, quindi, sui 780 previsti. Ma cos'è l'affitto imputato? In breve, il cosiddetto 'affitto imputato' è il calcolo del valore - basato sui prezzi di mercato - dell'ipotetica spesa sostenuta per l'affitto della casa di proprietà (o concessa in usufrutto) in cui si vive.

LE TESSERE
Delle tessere che saranno lette dai Pos e che avranno dei limiti ai beni acquistabili. Non si potranno comprare le sigarette, gli alcolici, non si potrà giocare al Lotto e al Superenalotto, non si potranno prelevare contanti e, soprattutto, non si potranno fare dei «money transfer», dei trasferimenti di moneta verso l'estero. Questo per evitare il «turismo assistenziale», ossia che cittadini comunitari di Stati che hanno redditi bassi, come la Bulgaria o la Romania, possano incassare il reddito in Italia e trasferirlo nei Paesi di origine. Questo anche considerando che per ottenere il reddito, gli stranieri dovranno essere residenti in Italia da almeno 10 anni.

La scommessa del governo è che la misura possa rilanciare l'economia. Non solo imponendo una «tessera sovranista», il cui uso sarà limitato a prodotti e negozi italiani, ma anche perché le tessere non saranno caricate con i 780 euro mensili, ma i soldi rimarranno su un conto del Tesoro che effettuerà i pagamenti ad ogni strisciata. I soldi che ogni famiglia mensilmente non utilizzerà, non si trasformeranno in risparmio, ma resteranno allo Stato. Un incentivo a spendere. Al reddito si accompagnerebbe anche una misura «attiva» (oltre al miliardo per riformare i Centri per l'impiego). Un'impresa che assume un percettore del sussidio riceverebbe per un certo periodo uno sgravio pari al reddito di cittadinanza risparmiato per quello stesso lavoratore.

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Non potrà essere speso in contanti, avrà un importo di 780 euro e sarà destinato a circa 6,5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Il famigerato reddito di cittadinanza non è solo il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle ma anche uno dei cardini del contratto di governo...

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mercoledì 3 ottobre 2018

Paletti del Reddito di Cittadinanza

Non potrà essere speso in contanti, avrà un importo di 780 euro e sarà destinato a circa 6,5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Il famigerato reddito di cittadinanza non è solo il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle ma anche uno dei cardini del contratto di governo.

780 € e zero cash,
 i paletti del reddito di cittadinanza

Non potrà essere speso in contanti, avrà un importo di 780 euro e sarà destinato a circa 6,5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Il famigerato reddito di cittadinanza non è solo il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle ma anche uno dei cardini del contratto di governo. E tra una manciata di mesi diventerà realtà. Ma come funziona? A chi spetta? E quando si potrà richiedere?

COS'E' E COME FUNZIONA - Il reddito di cittadinanza è un sussidio destinato a chi è senza lavoro o in stato di indigenza, che viene erogato solo a particolari condizioni. Per ottenerlo bisognerà sottostare ad alcuni requisiti: essere cittadini italiani, aver compiuto almeno 18 anni, essere disoccupati o percepire un reddito o pensione considerati al di sotto della soglia di povertà, iscriversi al centro per l'impiego, svolgere progetti di utilità sociale organizzati dal Comune di residenza per un massimo di 8 ore settimanali, e soprattutto accettare uno fra i primi tre lavori offerti dal centro per l'impiego. Chi vuole ottenere il reddito di cittadinanza, dovrà inoltre dimostrare di impiegare alcune ore al giorno alla ricerca di un lavoro.

QUANTO DURA - Il reddito di cittadinanza si può ottenere per tre anni, se persistono i requisiti elencati sopra. Dopo il rifiuto di tre offerte, però, i cittadini saranno esclusi dal sussidio.

CENTRI PER L'IMPIEGO - I Cinquestelle lo hanno ribadito più volte: senza il potenziamento dei centri per l'impiego il reddito di cittadinanza non può decollare. Ecco perché a partire da gennaio 2019 il primo passo sarà quello di rafforzare gli attuali centri per l'impego utilizzando circa 1 miliardo e mezzo. Per riformarli, il vicepremier Luigi Di Maio ha assoldato Mimmo Parisi, un professore di origini pugliesi che lavora da 30 anni in America. Direttore della National Strategic Planning and Analysis Research Center, Parisi, come ha spiegato Di Maio "darà una grossa mano per fare i nuovi centri impiego dell'Italia. Un mix di innovazione tecnologica e ristrutturazione completa di questi centri".

A QUANTO AMMONTA L'ASSEGNO E A CHI SPETTA - L'assegno avrà un massimo di 780 euro mensili e sarà destinato a circa 6,5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà (cifra calcolata dall'Istat). Chi ha qualche forma di entrata, invece, dovrebbe avere solo un'integrazione. Stando a quanto affermato da Di Maio il contributo sarà riservato ai soli cittadini italiani e a chi risiede in Italia da almeno 10 anni.

QUANTO VALE - Con l'approvazione della nota di aggiornamento del Def, il governo ha stimato in 10 miliardi le risorse a disposizione per introdurre il reddito di cittadinanza e contemporaneamente riformare i centri per l'impiego.

QUANDO ARRIVA - Il reddito di cittadinanza dovrebbe partire da marzo-aprile 2019.

COSA CI SI PUO' COMPRARE - Il reddito dovrebbe essere erogato sotto forma di carta acquisti o borsellino elettronico che i beneficiari potranno spendere per i beni di prima necessità, come alimenti e medicinali. Ma anche per pagare l'affitto. Il denaro non potrà essere messo da parte e si potranno utilizzare sistemi di pagamento tramite app. Esclusa anche la possibilità di spendere i soldi in giochi d'azzardo. Le spese effettuate con la card saranno comunque tracciabili.


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Ma se fra i beneficiari ci saranno tutti coloro che,
 a reddito zero, chiederanno l'integrazione entrando nel programma di governo, ci saranno tuttavia anche alcune 
sostanziali differenze nell'erogazione dei 780 euro...




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