Reddito cittadinanza,
accolte metà delle domande.
Arriva la stretta anti-Spada
Stretta, in chiave penale, sui requisiti necessari per godere del Reddito di Cittadinanza. Dopo la polemica esplosa nei giorni scorsi e legata alla richiesta, da parte di alcuni membri del clan degli Spada, del sussidio («Non lo avranno mai» aveva promesso il vicepremier, Luigi Di Maio) arriva un emendamento al decretone, presentato a quattro mani dalle relatrici Dalila Nesci (M5s) e Elena Murelli (Lega). La proposta prevede la sospensione per i richiedenti «a cui è applicata una misura cautelare, anche adottata all'esito di convalida dell'arresto o del fermo» o per i condannati con sentenza non definitiva.
Lo stop all'erogazione vale anche per i latitanti e per chi «si è sottratto volontariamente all'esecuzione della pena». I provvedimenti di sospensione, se la proposta di maggioranza andasse in porto, sarebbero adottati con effetto non retroattivo dal giudice che ha disposto la misura cautelare o ha emesso la sentenza di condanna non definitiva o ha dichiarato la latitanza. «Nel primo atto in cui è presente l'indagato o l'imputato - si legge nell'emendamento - l'autorità giudiziaria lo invita a dichiarare se beneficia del reddito di cittadinanza. Ai fini della loro immediata esecuzione, i provvedimenti di sospensione sono comunicati dall'autorità giudiziaria procedente, entro il termine di 15 giorni dalla loro adozione, all'Inps che provvede all'inserimento nelle piattaforme informatiche in capo a Mise e Anpals che hanno in carico la posizione dell'indagato o imputato o condannato».
La sospensione, si legge ancora nella proposta, «può essere revocata dall'autorità giudiziaria che l'ha disposta quando risultano mancare anche per motivi sopravvenuti le condizioni che l'hanno determinata». Le risorse derivanti dallo stop sono riassegnate al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura. Occorre ricordare che per gli stessi reati, il testo del provvedimento approvato dal Senato prevede la sospensione dell'erogazione del Reddito di cittadinanza solo in presenza di sentenza definitiva, per reati di stampo terroristico e mafioso, o qualunque altro reato con «pena non inferiore a due anni di reclusione».
Una settimana dopo il debutto del reddito di cittadinanza, il numero delle domande inoltrate tramite i canali predisposti dal governo per l'ottenimento del sussidio ancora non decolla. Stando alle ultime stime, sono circa mezzo milione le richieste pervenute finora. Ma secondo gli addetti ai lavori, la metà rischia di venire respinta. Se ai Caf, infatti, vi è una sorta di check-in per il reddito di cittadinanza, ovvero un mini-colloquio teso a verificare in prima battuta i requisiti di cui è in possesso il richiedente, negli uffici di Poste Italiane i controlli all'imbarco sono inesistenti: le domande vengono inviate direttamente all'Inps, cui spettano i controlli sull'idoneità, senza essere sottoposte a un'iniziale scrematura. Lo stesso avviene quando si sceglie di percorrere il canale online. Risultato? Sarebbero appena 300 mila le domande sicure di passare al momento.
I Caf, tra domande accettate e appuntamenti già fissati in agenda, hanno accumulato nel loro serbatoio circa trecentomila richieste, ma le inoltreranno all'Inps solo tra due settimane, il 25 marzo. Negli uffici di Poste Italiane, invece, sono state presentate finora più di 150 mila domande. Decisamente meno quelle in viaggio sul canale online: sono meno di trentamila quelle giunte finora all'istituto di previdenza sociale via web. Le stime sui respingimenti in arrivo però non lasciano scampo, anche alla luce delle precedenti esperienze. Nel caso del reddito di inclusione, la misura di contrasto alla povertà che verrà sostituita dal sussidio pentastellato, le domande rifiutate (contando quelle arrivate fino allo scosro ottobre) sono state poco meno della metà, ovvero il 48,5 per cento, 354.000 su 730.000 circa.
I DETTAGLI
I respingimenti si concentreranno sulle domande che stanno salpando in questi giorni dagli uffici postali, mentre le trecentomila richieste in partenza dai Caf non dovrebbero trovare particolari ostacoli lungo la strada. «I Caf prima d'inviare la richiesta controllano che il valore Isee sia conforme a quanto stabilito e verificano l'entità del patrimonio immobiliare e mobiliare. Per quanto ci riguarda, il grosso dei rifiuti sarà determinato da eventuali modifiche future al valore Isee: oggi come oggi, l'indicatore si rifà ai redditi del 2017, mentre a partire da quest'estate verrà determinato sulla base delle entrate registrate nel 2018. Chi a settembre comunicherà un valore Isee superiore alla soglia stabilita sarà inevitabilmente tagliato fuori», spiega il Direttore generale dei Caf Acli Paolo Conti.
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Disoccupati che si prefigge di portare avanti le istanze dei senza Lavoro IN RETE.
Sarebbe importante Costituire Finalmente un MOVIMENTO NAZIONALE
per Richiedere il Reddito di Esistenza a favore di tutti i Cittadini Italiani.
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