loading...

domenica 5 agosto 2018

Intervista a Damiano su opzione donna, esodati, Quota 100 e 41

Pensioni 2018, Intervista a Damiano su opzione donna, esodati, Quota 100 e 41

Le ultime novità sulle pensioni al 31 luglio 2018 giungono da un interessante confronto che abbiamo avuto con l’onorevole Cesare Damiano del Pd. Nello specifico ci siamo confrontati sulle questioni previdenziali più spinose cercando di toccare tutte le tematiche che maggiormente stanno a cuore ai cittadini, con l’onorevole abbiamo discusso , infatti dettagliatamente, di esodati, della  proroga dell’opzione donna, della quota 100 e 41.

L’onorevole Damiano, in estrema sintesi,  si è detto pro nona salvaguardia esodati, per la quale si batterà affinché venga sanata tale ingiustizia, favorevole alla quota 41 senza limiti anagrafici, e alla quota 100 ma senza trucchi. Se si partisse dai 64 anni, ci dice, vi sarebbe un restringimento importante di platea, altrettanto contrario al ricalcolo contributivo dal ’96 e al conteggio per il montante di soli 2/3 anni figurativi. Dubbioso, purtroppo, sulla possibilità che vi siano fondi per proseguire nell’opzione donna e dunque favorevole ad eventuali misure alternative  di sgravio per le donne che partano, ad esempio, dal riconoscimento del lavoro di cura. Eccovi le sue parole, nell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato. Vi ricordiamo che se volete citare una parte della nostra intervista esclusiva dovete citare la fonte pensionipertutti.it.

Riforma pensioni, Damiano: mi batterò per la 9° salvaguardia
-Vista la drammatica situazione degli ultimi seimila esodati, il PD da lei  rappresentato inserirà una richiesta e/o un emendamento in finanziarla per ottenere  una nona e definitiva salvaguardia?

Per quanto riguarda gli ultimi esodati esclusi dalle otto salvaguardie, il problema si sarebbe già potuto risolvere se l’INPS ci avesse ascoltati, nella scorsa legislatura, quando contestammo il numero di 30.400 lavoratori coinvolti nella ottava salvaguardia. Un numero decisamente gonfiato, come capita sempre, che a  consuntivo si è ridotto a 14mila. Ci sarebbe stato spazio, come si vede, per gli ultimi 6mila esodati. Per quello che mi riguarda mi batterò affinché il Partito Democratico chieda con forza, nella prossima Legge di Bilancio, di inserire la nona e definitiva salvaguardia.

Pensioni donne, lavoro di cura valida strada percorribile
– Sappiamo che i fondi stanziati per OD sono cristallizzati. Il contratto di Governo  ne prevede la proroga con i fondi residui, secondo lei elimineranno la cristallizzazione oppure stanzieranno nuovi fondi? Oppure si cercherà di individuare nuove misure che, riconoscendo un valore ai lavori di cura, possano essere applicabili alla totalità delle lavoratrici?

Anche in questo caso siamo di fronte ad una previsione dell’INPS esagerata che ha preteso, per l’applicazione di una norma voluta nel 2004 da Maroni come sperimentazione che scadeva il 31 dicembre del 2015, ulteriori 2 miliardi e mezzo di euro per ricomprendere nel diritto pensionistico altre 36mila lavoratrici di Opzione Donna. Perché si è arrivati a questa situazione? Perché una circolare dell’INPS, molto probabilmente sollecitata dal Ministero dell’Economia, ha dato un’interpretazione restrittiva della legge, che ha trasformato il diritto ad andare in pensione con i requisiti richiesti (la maturazione di  57 anni di età per le lavoratrici  di pendenti e 58 per le autonome ai quali sommare 35 anni di contributi) in un diritto esigibile al momento dell’assegno. Tutto questo ha comportato l’inclusione delle finestre e della aspettativa di vita richiedendo una nuova copertura finanziaria.

Al momento, non è ancora noto il consuntivo di quella operazione relativamente alle  36mila lavoratrici e alle risorse stanziate. Se ci sono fondi residui cristallizzati, sarebbe bene sbloccarli. Dubito che questo sia possibile. In quel caso occorreva stanziare nuove risorse per continuare la sperimentazione di Opzione Donna oltre il  31 dicembre 2015. Per quanto riguarda, in alternativa, il riconoscimento dei lavori di cura per le donne, è una strada che si può praticare dal momento che la distanza di 5 anni tra uomini e donne per la pensione di vecchiaia (65 e 60 anni) è stata superata dalle nuove normative che hanno totalmente equiparato, sbagliando, l’età pensionabile fra i generi.

Pensioni anticipate 2018, Damiano: ok quota 100 e 41, ma senza trucchi
–Di Maio e Salvini sono passati dalla abrogazione della Fornero al suo superamento. Dai costi indicati da Boeri è evidente che non si potrà ottenere, senza mettere limitazioni, sia quota 41 che quota cento. Vi è altresì il dubbio, data la non smentita, che si possa passare per il calcolo dell’assegno contributivo dal 1996 e che  siano valevoli solo 2/3 anni figurativi nel conteggio del montante contributivo per il raggiungimento della quota. Le proposte del PD, alla luce delle attuali misure ipotizzate di controriforma Fornero, saranno improntate su uno studio di queste quote per definirne i limiti, oppure resteranno nell’ottica di mantenere ape social e quota 41 così com’è ora?

Con la prossima Legge di Bilancio il Governo sarà costretto, dopo la propaganda, a scoprire le sue carte. E’ evidente che le risorse necessarie per realizzare Quota 100 e per il ripristino della pensione di anzianità con 41 anni di contributi dovranno essere ingenti. L’INPS fornisce sempre cifre sovrastimate, ma comunque stiamo parlando di valutazioni oscillanti fra gli 8 e i 20 miliardi all’anno. Anche la stima più bassa è di notevole impatto economico.

Io sono assolutamente favorevole ai 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, al mantenimento oltre il 31 dicembre di quest’anno dell’Ape sociale e all’introduzione di Quota 100; ma non ci debbono essere dei trucchi. Mi spiego meglio: se Quota 100 è la somma di 64 anni di età più 36 di contributi, la platea si restringe e siamo ad un anno sopra rispetto a quanto previsto dall’Ape Sociale e volontaria. Per questo bisogna evitare che l’Ape venga soppressa, altrimenti si provocherebbe un danno notevole a chi appartiene alle categorie dei lavori gravosi. Far accedere alla pensione con Quota 100 non può significare il ricalcolo retroattivo dell’assegno, con il sistema contributivo, a partire dal ’96. Sarebbe un taglio importante. E, inoltre, se si dovessero prendere in considerazione soltanto una parte dei contributi figurativi versati, sarebbe un altro fattore di limitazione e di discriminazione.

Le nostre proposte, già nella passata legislatura, si ponevano dei limiti molto precisi: non più del 2% di taglio fino a 4 anni di anticipo dell’età della pensione e, per quanto riguarda l’Ape sociale, la limitazione è relativa alle mansioni classificate come gravose, ma non c’è alcun taglio dell’assegno. In sostanza, non possiamo avere una quota che assomiglia al meccanismo di Opzione Donna: dal ’96 al 2018 ci sono ben 22 anni di contributi versati che, se si dovessero ricalcolare, danneggerebbero in maniera importante
l’assegno pensionistico.

Pensioni 2018, evitare Superbonus del 30%: spreco di risorse
–Cosa ne pensa della proposta del superbonus da associare alla quota 100 per chi  resterà al lavoro nonostante il raggiungimento del montante contributivo richiesto?

Non ne ho mai sentito parlare, ma, trattandosi di risorse da spendere, in questo caso per far rimanere le persone al lavoro, tanto vale concentrare le scarse risorse. Attendendo che il Governo scopra le proprie carte specificando i requisiti necessari e/o eventuali limiti delle misure che costituiranno la controriforma Fornero, ringraziamo l’Onorevole Cesare Damiano per averci chiarito il punto della situazione ad oggi.



.
Disoccupati in Facebook

 ISCRIVETEVI AL GRUPPO 
Disoccupati che si prefigge di portare avanti le istanze dei senza Lavoro IN RETE.
Sarebbe importante Costituire Finalmente un MOVIMENTO NAZIONALE
per Richiedere il Reddito di Esistenza a favore di tutti i Cittadini Italiani. 

Nessun commento:

Posta un commento

loading...