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martedì 24 dicembre 2019

Lettera di un Giovane Disoccupato Italiano

Lettera di un Giovane Disoccupato Italiano


Sono un giovane disoccupato.

Ho sprecato 5 anni della mia vita a studiare presso un cazzo di istituto di ragioneria, diventando anche un perito informatico, nella speranza di poter finalmente ottenere un lavoro.

Per lavoro non intendo quei mestieri che sogni da bambino – “papà voglio fare l’astronauta, il calciatore, il pilota!” –  ma un mestiere normalissimo, umile, da persona tra virgolette “media”. Insomma, un lavoro che mi potesse dare una prospettiva 
di vita da persona normale. Io voglio lavorare.

Ho sempre voluto il meglio, ma costruito con le mie mani.

Senza chiedere un cazzo a nessuno.

Non perché i miei genitori in questo momento mi stiano concedendo grandi mani di aiuto.

Ogni singolo centesimo che viene chiesto in prestito a mammà e papà lo devo restituire.

Va così in casa mia, non tutte le famiglie sono perfette.

Oggi la disoccupazione giovanile è oltre il 40% e io sono nel 40% di quegli “sfigati” (come ama definirci qualche povero stronzo là in alto) che sta a casa a mettersi lo smalto al cazzo sperando che qualcuno visioni quella carta da cesso chiamato “Curriculum Vitae” che non è mai sufficientemente pieno neanche per fare il bidello, in questo paese di merda.

Non è mai sufficiente pieno neanche per quel conglomerato di merda chiamato “agenzie interinali per il lavoro” che non ti cagano ogni singola candidatura che mandi perchè non sei il loro pupillo.

Gli annunci che trovi sui loro siti sono incomprensibili tipo “petroldesktop sales manager for antani and africa” con stipendi non riportati e richiesta di trasferimento nello Zimbabwe.

Boh, sarà la globalizzazione..

Ma come ogni evento che accade nel mondo, noi italiani siamo sempre quelli che ne estraggono il peggio, approfittandosene per fottere il prossimo…

Fatte queste premesse io sono MOLTO INCAZZATO perché in questo paese è venuto meno un elemento fondamentale che è scritto nella nostra Costituzione.

Nelle tante ore di diritto che ho fatto a scuola, mi avevano insegnato che la nostra costituzione è la più bella del mondo, la più moderna e pensata affinchè tutti i pezzi dello Stato
 si incastrino in modo perfetto.

Io non ci credo più.

Non ci credo più perchè il lavoro non è più un diritto nè un dovere 
dell’italiano e di chiunque viva in Italia.

Il lavoro per questi politicanti di merda è “mercato”.

Sì, è mercato.

Come se noi fossimo lì a venderci per uno stipendio sempre più basso.

Siamo noi singole persone oneste la parte debole, difesi da delle organizzazioni “sindacali” che meglio non sanno fare che accordarsi sotto banco con i vari manager pubblici per far salire i loro pupilli paraculati nelle posizioni di potere.

Siamo soli, indifesi, soprattutto noi giovani che di come si trova
 un lavoro velocemente ne sappiamo veramente poco.

Siamo tartassati da uno Stato che invece di lasciare stare un sistema funzionante come quello che c’era negli anni 90, ha introdotto 2983809122932102392390230 forme contrattuali incomprensibili (tutte a favore di questa classe imprenditoriale marcia che abbiamo in Italia) in nome di una “flessibilità” e del “mercato”.

La flessibilità per loro è “la noia del posto fisso”.

Ma chi vi dà il diritto di decidere quanto uno deve cambiare posto di lavoro nella propria vita e che lavoro debba fare?

Peggio dei REGIMI DITTATORIALI.

Non c’è più neanche la libertà di poter fare il lavoro che si ama perché 
voi volete la vostra cazzo di “flessibilità”?

Ma ficcatevela su per il culo, pezzi di merda!

Secondariamente, in tutti i mercati ognuno pensa al proprio personale profitto.

Tutti vogliono portare a casa di più col minimo sforzo, perchè tanto il fine giustifica i mezzi.

Chi ha più mezzi porterà a casa di più.

I mezzi ormai sono le conoscenze, in questo paese.

Questo che mi fa incazzare.

In questo puttanaio di mercato, vince chi fa meglio i pompini a questo o quel tizio che ha le conoscenze per portarti a lavorare?

E io che non conosco un cazzo di nessuno di importante politicamente?

Mi faccio i pompini da solo come d’Annunzio?



Concludo dicendo con sofferenza: 

FICCATEVI NEL CULO IL PRECARIATO, IL COCOCO,  IL COCOPRO, IL CICICI, IL PUPUPU, IL “CE L’HA DETTO L’EUROPA”, LA VOSTRA FLESSIBILITA’ DEL CAZZO A PECORINA, piantatela di parlare del lavoro come fosse la tratta dei negri e LAVORATE affinchè TUTTI POSSANO AVERE DIRITTO AD UN CAZZO DI POSTO DI LAVORO.



Vi ricordo che lasciandoci tutti a casa a fare un cazzo ci state obbligando a venire meno ad uno dei doveri del cittadino sanciti nella carta fondamentale.

Altrimenti modifichiamo l’articolo 1 e scriviamo che “L’Italia è una Repubblica fondata sui mercati rionali del lavoro”.



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